tratto da:"Semi di Saggezza

Osho, nato Kuchwada,nel Madhyla Pradesh , in India (Hindi: चन्द्र मोहन जैन), anche noto come Acharya Rajneesh dagli anni Sessanta in poi e come Bhagwan Shree Rajneesh[1] negli anni Settanta e Ottanta (adottò il nome Osho - che significa probabilmente "oceanico" nel 1989)

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tratto da:"Semi di Saggezza

Messaggioda forumnarayana » 29/08/2011, 10:41

(tratto da:"Semi di Saggezza") °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Io non sono affatto "timorato di dio". La paura non può condurre nessuno a Dio. Solo una totale assenza di paura ti può condurre a lui. Né sono un credente, da nessun punto di vista. Credere è di per sé cecità. Come può la cecità condurci alla realtà suprema? E non sono neppure un seguace di una qualsiasi religione, perché la regione non può essere racchiusa in categorie, come fossero compartimenti stagni. é una ed è indivisibile. Ieri, quando ho affermato queste cose, una persona mi ha chiesto: "Allora sei ateo?" Non sono ateo, né sono teista. Queste distinzioni sono superficiali, semplici giochi da intellettuali. Non hanno assolutamente nulla a che vedere con l'esistenza. L'esistenza non è divisa in "ciò che è" e "ciò che non è": queste distinzioni sono opera della mente. Di conseguenza, sia l'ateismo che il teismo sono prodotti della mente, non toccano affatto il regno dello spirito. Lo spirito trascende entrambe le cose, il positivo e il negativo. Ciò che è, dimora oltre il positivo e il negativo. In altre parole, essi sono un'unica entità, e non sono divisi da alcuna linea di demarcazione. Nessun concetto accettato dall'intelletto può toccare quella dimensione. In verità, il teista deve liberarsi dalla sua fede, e l'ateo dalla sua mancanza di fede. Solo allora possono entrare nella dimensione del vero. Entrambe le idee sono ossessioni dell'intelletto. E ogni ossessione è un'imposizione. Non ci è richiesto di decidere cosa sia la verità, dobbiamo semplicemente aprirci e vedere la verità, così com'è. Ricorda che non dobbiamo decidere nulla, per ciò che concerne il vero, dobbiamo solo vederla. Colui che lascia cadere ogni supposizione dell'intelletto, ogni concezione logica, ogni ossessione e presupposto della mente, si apre alla verità, come i fiori si aprono alla luce. Ed è in questo aprirsi che diventa possibile la visione Pertanto, io chiamo religioso colui che non è teista né è ateo. La religiosità è un salto dalla nozione di dualità, all'unità. Là dove non vi è pensiero, ma solo assenza di pensiero; là dove non vi è scelta, ma solo assenza di scelta; dove non vi sono parole, ma totale assenza di parole, là si entra nella sfera della religione.

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